La Polonia è uno di quegli stati che fanno parte del continente europeo che qui in Italia studiamo poco, considerato che le interazioni con il nostro paese sono state minime nel corso della storia; gli stessi romani che hanno esplorato e conquistato molto del mondo allora conosciuto non ne avevano compreso appieno le potenzialità e non erano particolarmente interessati a ciò che il territorio aveva da offrire.
Quando poi dalle foreste polacche (allora non esisteva ancora neanche l’etnia) piombarono sul già stanco impero delle popolazioni di origine slava, non poterono far altro che soccombere alla sorpresa.
Ecco che sulla scena fanno ingresso gli antenati di quelli che poi saranno i fondatori del Regno di Polonia nel decimo secolo: anche loro hanno le leggende sulla fondazione, ma rimangono piuttosto con i piedi per terra, senza rifarsi troppo a divinità o a miracoli di qual si voglia genere (tipo animali selvatici che allattano neonati). Liquidano il tutto con la praticità che li ha sempre caratterizzati nella loro storia: tre fratelli partono da un indeterminato punto di quella che oggi conosciamo come Russia e si divino con l’obiettivo di esplorare territori allora impervi; uno di essi decide che le pianure polacche fanno al caso suo ed ecco qui che nasce l’etnia polacca.
Pratico, facile, veloce: nessuna carneficina di vicini inospitali, nessuna divinità avversa, nessun particolare clangore. Ecco forse perché la nostra attenzione morbosa al gossip e allo scandalo anche nella storia non ci ha reso interessante ciò che succedeva in uno degli stati più promettenti nel mondo. C’è stato però qualcuno che ha compreso appieno il valore economico e strategico della Polonia e l’ha invasa, sfruttata, messa in ginocchio: mi riferisco ad uno dei capitoli più bui della nostra storia, il periodo del nazionalsocialismo. La Polonia fa così il suo triste ingresso nelle pagine dei nostri libri di storia, quando arriviamo al settembre del 1939, data che segna l’inizio della seconda guerra mondiale e di un periodo piuttosto complicato sotto tanti punti di vista per quello che fino ad allora era stato un territorio tranquillo, economicamente florido e direi anche piuttosto schivo. La storia poi la conosciamo tutti purtroppo, ma per ciò che è venuto dopo abbiamo una percezione distorta: noi tutti guardiamo alla Germania oggi, con ammirazione (e diciamo la verità con un po’ di invidia) dato che, nonostante le distruzioni della seconda guerra mondiale prima e della dominazione comunista poi, oggi sono tra i maggiori colossi economici del mondo. Ma alla maggior parte delle persone sfugge che anche il popolo polacco si è rimesso fieramente in piedi e ad oggi è il fautore di una delle economie più solide e in crescita del mondo. Come in tutta la loro storia continuano a fare le cose in sordina, con discrezione senza sensazionalismi o prepotenze nell’Europa unita.
Varsavia è una delle capitali europee più all’avanguardia; Cracovia è una delle città universitarie più rinomate e desiderate. Entrambe sono la culla di patrimoni Unesco. Ma voi sapevate tutte queste cose? Io devo essere sincera: no. E quante ancora ce ne sono da sapere!!!
Insomma, dopo qualche ricerca mi è venuta già voglia di un bel viaggio in Polonia (appena il covid ce lo permetterà) e sicuramente le mie voglie si orienteranno sui gioielli in ambra e su capi di abbigliamento in tessuti lavorati a mano di piccola produzione. Ci sono però altre sorprese che questa regione europea ci riserva, una in particolare ha destato il mio interesse oramai da anni: la Polonia è patria di una vasta gamma di cosmetici ecobio con una tradizione che affonda le sue radici alla fine degli anni ottanta. Io mai lo avrei saputo se non fosse stato per merito della mia amica Justyna di Natbeauty! E cosa mi sarei persa!
Il marchio più famoso in Italia di biocosmesi polacca è Nacomi, caratterizzato da un catalogo di prodotti variegati, per tutte le esigenze, profumati e performanti, con un ottimo rapporto qualità-prezzo.
Il mio cuore però è stato rapito da Biolaven, (l’avrete notato dal numero di articoli che trovate sul mio blog) la linea alla lavanda per eccellenza dal profumo straordinario e dal caratteristico INCI semplice ma funzionale: non è sempre vero che un lungo elenco di ingrediente fa la qualità del cosmetico.
Sylveco non vuole smettere di stupirci e ci propone la sua nuova linea Rosadia a base di olio di Rosa Canina, a cui vengono aggiunte le straordinarie capacità dell’olio essenziale di palissandro e dell’immancabile lavanda.
Ma andiamo per ordine; leggiamo insieme l’inci del latte detergente, il prodotto con cui ho deciso di iniziare la mia esperienza con questa nuova linea, che troverete in esclusiva da Natbeauty.
Aqua, Heliantus annus seed oil, Sorbitol, Ricinus communis seed oil, Rosa canina (fruit) oil, Vitis vinifera seed oil, Sorbitan Stearate, Sucrose cocoate, Cetaryl alcohol, Tocopheryl acetate, Xanthan guèm, Aniba Rosaedora (rosewood) oil, Lavandula angustifolia oil, Benzyl alcohol, dehydroacetic acid, linalool.
Anche qui ciò che salta subito agli occhi è la brevità dell’INCI: gli ingredienti sono pochi ma “potenti”. Un’altra caratteristica di questa cosmesi semplice e funzionale è l’assenza di conservanti (per questo il PAO è di tre mesi): i prodotti di questa linea si prestano bene a servire tutti i tipi di pelle, ma strizzano di più l’occhio alle pelli sensibili, perfino a chi è vittima della rosacea.
Entriamo un po’ più nel dettaglio degli ingredienti. Conosciamo tutti le proprietà idratanti e lenitive dell’olio di semi di girasole (Heliantus annus seed oil) in combo con l’olio di ricino (Ricinus communis seed oil); inoltre chi ha qualche nozione di spignattamento sa che questi due oli nello specifico sono utili bilancieri per gli altri oli. Donano consistenza e stabilità alla cascata di grassi e si offrono da veicolo per il “trasporto” delle proprietà degli altri ingredienti. Per questo occupano sempre i primi posti dell’INCI.
L’olio di rosa canina (Rosa canina fruit oil) è ricco di vitamine (nello specifico gruppo A e gruppo C) ha un ottimo potere cicatrizzante e astringente: ottimo quindi per le pelli grasse. È inoltre un potente idratante utilizzato spesso nella cosmetica per le pelli mature. Tutte queste proprietà sono potenziate dall’immancabile olio di vinaccioli (Vitis vinifera seed oil).
La vera sorpresa per me in questo INCI, perché fino ad ora non l’avevo mai incontrato è l’olio essenziale di palissandro (Aniba Rosaedora rosewood oil) una vera chicca. Parliamo di un olio molto pregiato estratto dalla corteccia dell’albero dalla caratteristiche straordinarie: aiuta la pelle a rigenerarsi, è un potente lenitivo e combatte la desquamazione, il suo profumo ha uno spiccato potere rilassante; insomma un gioiello che arricchisce questa linea già così performante.
Nel corso degli anni le mie preferenze per quanto riguarda prodotti per rimuovere il make-up si sono sempre più orientate verso oli: la consistenza più liquida ma corposa secondo me è una caratteristica fondamentale per ottenere un buon potere struccante che ci eviti di strofinare indebitamente. Questo latte detergente ha una consistenza tendente al liquido: strucca in modo eccellente. Gli occhi poi sono sempre un osso duro, ma in questo caso vengono puliti in modo delicato e veloce; anche se una piccola quantità di prodotti finisce negli occhi non brucia. Possiamo quindi insistere un pochino e rimuovere i residui anche più ostinati. Il profumo è delicato, anzi delicatissimo e la sensazione dopo l’applicazione è di una pelle coccolata pronta alla detersione senza rimanere secca.
Che dire di più? Anche questo primo prodotto della linea Rosadia ha fatto centro. Chissà che altre sorprese ci riserverà, io sono curiosissima di saperlo. E voi?
Vezzosi saluti a tutti.
Ottima presentazione, solo leggendo già hai voglia di provarlo, prima o poi lo conoscerò più a fondo. Grazie a Justyna che ci offre sempre meraviglie