Vi siete mai chiesti come saranno le caratteristiche fisiche dell’essere umano del futuro? Come ci evolveremo tra non so, cinquantamila anni (se ancora avremo la fortuna di essere sopportati dalla nostra Terra!!!)
Per formazione di studi e interessi da quando ne ho memoria io ho sempre guardato al passato, come qualcosa che se capito può dare le sue certezze, da un lato e qualcosa di misterioso e affascinante dall’altro.
Scoprire l’origine delle cose, studiare la nascita di civiltà, la formazione di una lingua, chi ha costruito cosa e perché: tutto ciò è scritto nel mio DNA insieme al colore dei miei capelli (e al fatto che sono ricci). L’evoluzione poi della scimmia che è diventata uomo è stato uno dei capitoli più interessanti dei miei studi: migliaia di anni per camminare su due zampe, per perdere la parte più consistente della peluria, tipicamente animalesca, per sviluppare un cervello complesso che ci permettesse di agire al di là dell’istinto, per allontanarci dagli animali insomma. Abbiamo perso l’abilità di arrampicarci sugli alberi per difenderci e abbiamo inventato le armi per sopperire; abbiamo iniziato a camminare su due zampe andando meno veloci e perdendo la capacità di spostarci in tempi brevi su tragitti più lunghi e abbiamo costruito le città dove risiedere, senza bisogno di spostarci; abbiamo sviluppato un linguaggio complesso che ci ha permesso di scrivere la nostra storia e lasciare memoria di tempi altrimenti immemori.
Direi che uno degli aspetti che impressiona di più una bambina che osserva la ricostruzione di un australopiteco è quanto il loro aspetto sia diverso dal nostro: e quanti peli avevano!!!
Insomma di ricostruzioni del passato oramai ne abbiamo molte; chi non ha mai visto l’immagine classica dell’evoluzione della specie umana umana?
Ecco questa qui sotto ne è un esempio.
Ma gli uomini del futuro, come saranno? Più alti o più bassi? Il colore della pelle sarà sempre diverso a seconda della zona di origine?
Avremo ancora i capelli?
Mi sono fatte queste domande solo ultimamente, dopo aver avuto occasione di leggere come uno dei più grandi scrittori del Novecento immagina la specie umana tra cinquantamila anni.
Isaac Asimov in «Paria dei cieli» ci racconta di un «uomo medio» (la definizione appena usata rimane quanto mai generica, ma rende perfettamente cosa intendo nell’uso comune) che stava passeggiando per le strade di Chicago e improvvisamente si ritrova in un posto sconosciuto: il pianeta Terra tra cinquantamila anni.
Incontra altri esseri umani che parlano un’altra lingua, che non conoscono neanche lontanamente una parola del suo inglese-americano. Il paragone fisico non è espletato da subito nell’evolversi della trama, anche perché non c’è nulla che subito salti agli occhi: gli esseri umani di questo remoto futuro non sono alti come lillipuziani; hanno ancora i capelli, due mani, due occhi; insomma non c’è nessuna apparente differenza.
Asimov attende che il nostro eroe venga condotto in un laboratorio, dove si facevano particolari esperimenti sul cervello per evidenziare un aspetto che io ho trovato quanto mai bizzarro: il protagonista è privo di sensi e gli altri personaggi lo stanno esaminando. La prima cosa che trovano quasi terrificante è che quest’uomo ha la peluria sul corpo e sul viso; sembrerebbe quasi un animale, se non parlasse (anche solo la sua incomprensibile lingua). Quindi la prima cosa che pensano sia giusto fare è eliminare la peluria definitivamente.
Mentre leggevo questo passaggio sorridevo, anzi ridevo quasi al pensiero: per Asimov gli esseri umani del futuro sono sempre gli stessi. La caratteristica fondamentale però è che non abbiano più la peluria!!!
D’altronde le scimmie che siamo stati ne hanno perso la stragrande maggioranza, ma per Asimov non è abbastanza. Non dobbiamo avere più nessun tipo di peluria superflua: l’ultimo stadio dell’evoluzione umana.
Ragazzi che storia!!! Al di la di questo aneddoto, consiglio a tutti la lettura di «Paria dei cieli», un romanzo con una trama complessa e affascinante, da cui ho preso spunto perché ho trovato insolito che quello che per me e per molte persone che conosco rappresenta un fastidio/problema quotidiano, sia stato per uno scrittore premio Nobel, l’unico anello di disgiunzione tra un uomo del XX secolo e uomini di tra cinquantamila anni.
La peluria superflua è un problema (definirlo semplicemente fastidio è riduttivo quando ti trovi a passare molto del tuo tempo libero a combatterla) per molte donne, che sarebbero felicissime di risparmiarsi ceretta, scrub, laser terapia, grazie al metodo velocissimo e indolore che gli scienziati del futuro utilizzano nel romanzo di Asimov: ammetto di aver provato una punta di invidia.
Per me cerette, laser terapia, rasoio vari, depilatori elettrici sono compagni di vita da tanto, troppo tempo. Come molte donne con i capelli scuri e ricci devo combattere costantemente per non sembrare più vicina agli ominidi che all’Homo sapiens.
Purtroppo il necessario accanimento ha come conseguenza i terribili e esteticamente orrendi peli incarniti: la pelle percepisce come innaturale la rimozione della peluria, che sente ancora come una difesa a memoria di quello che era quando eravamo scimmie e quindi cerca di fare di tutto per trattenerli.
Le cellule morte formano uno strato cicatriziale sul follicolo privato del pelo, quasi un muro, che ostruisce la ricrescita del sofferente pelo rimosso, che preferisce crescere verso l’interno, piuttosto che combattere per venire fuori: tanto a lui cosa importa, basta che cresce e se riesce a farlo nel modo più fastidioso possibile è ancora più contento!
Negli anni di lotta senza sosta contro la peluria superflua, ho imparato che lo scrub è un validissimo alleato perché, nel rimuovere le cellule morte, idrata la pelle e favorisce una «guarigione soft» delle zone traumatizzate dalla rimozione meccanica dei peli. Previene quindi il crearsi delle condizioni necessarie alla crescita incarnita dei peli.
Quando spignattavo (bei tempi, che ricordo con nostalgia!!!) uno dei prodotti che mi veniva meglio era lo scrub corpo ai sali del mar morto: li riempivo di oli molto idratanti tipo mandorle, avocado, girasole, e ci mettevo vari oli essenziali per potenziare l’effetto levigante: arancio e limone per esempio che purificavano e donavano lucentezza alla pelle libera dalle occlusioni. Quando non utilizzavo il prodotto il sale si depositava sul fondo e la miscela di oli rimaneva verso l’alto: dovevo miscelarli meccanicamente ogni volta.
Lo scrub corpo rassodante de «Il pettirosso» mi ricorda quello che mi facevo da sola: contenuto nella sua splendida confezione in vetro, decorata con disegni fatti a mano appare proprio come ho appena descritto.
Vediamo insieme l’inci:
Maris sal, Helianthus annuus Seed Oil, Olea europaea Seed Oil, Achillea millefolium Flower Extract, Rosmarinus officinalis Leaf Extract, Helicrysum Italicum Flower Extract, Rosmarinus officinalis Leaf Oil, Citrus medica limonun Oil, Mentha Piperita Oil, Limonene, Linalool, Citral, Geraniol.
La grana del sale marino impiegato è molto fine, di modo tale da non risultare aggressiva ed essere adatta anche alle pelli sensibili come le mie; permette inoltre di indugiare nell’azione meccanica perché una volta applicato sulla pelle è perfettamente emulsionato con gli oli; non sfugge così sotto le dita e aiuta nel massaggio (che ricordo essere più efficace se circolare, per un’azione anche stimolante della circolazione, soprattutto sulle gambe).
In estate soprattutto, ma in generale per le donne che stanno molto in piedi l’azione drenante sulle gambe non rappresenta soltanto una questione estetica: aiuta a combattere quella fastidiosa sensazione di pesantezza della sera, che diventa quasi dolore.
In questo scrub al sale si aggiunge l’azione vaso restrittiva dell’estratto di Achillea (Achillea millefolium Flower Extract) e stimolante del rosmarino (Rosmarinus officinalis Leaf Extract).
L’olio di oliva (Olea europaea Seed Oil) è uno tra i più ricchi in natura di vitamine A ed E: sappiamo inoltre chè è tra i più affini alle componenti del sebo umano. La sua azione idratante è quindi tra le più importanti.
Completato dall’olio di semi di girasole (Helianthus annuus Seed Oil), insieme svolgono un’azione restitutiva.
Gli oli essenziali (immancabili nelle produzioni di questa straordinaria azienda) completano il tutto e creano un profumo inebriante e delicato.
Adoro la sensazione della pelle dopo il massaggio con questo generoso scrub. Lo definisco generoso perché lo sono le sue componenti che rimangono sulla pelle anche dopo il risciacquo: prima di asciugare continuo il massaggio fino all’assorbimento degli oli. La pelle oltre ad essere liscia e levigata è luminosa, anzi brillante, abbagliante.
La frequenza? Almeno una volta a settimana se riesco anche due: per me è una coccola oramai irrinunciabile.
Al prossimo post.
Vezzosi saluti a tutti.
Una vezzosa coniglia bianca
Complimenti bell’articolo e molto interessante, in quanto al libro lo consiglio a tutti!!!